Musica, torna Napster. Ma è legale e si paga

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    Musica, torna Napster. Ma è legale e si paga

    Napster

    Torna Napster. Non più come piattaforma peer-to-peer per lo scambio illegale di musica fra gli utenti, ma come servizio di streaming legale. E a pagamento. Il nuovo Napster, marchio oggi di proprietà di Rhapsopdy, propone un ricchissimo catalogo di brani musicali di artisti locali e internazionali, con oltre 20 milioni di titoli a disposizione sia online che offline e riproducibili su sistemi audio, smartphone, tablet e altri dispositivi. Il servizio è disponibile per iPhone, iPad, iPod Touch nonché per gli smartphone e i tablet Android.

    Napster si presenta oggi in maniera simile a concorrenti come Spotify o Deezer, con la differenza che non esiste un profilo gratuito per usufruire del servizio si pc, con il supporto della pubblicità: per usare Napster su qualsiasi dispositivo, dopo 30 giorni di prova gratis, bisogna pagare 9,95 euro al mese. Il pagamento può essere effettuato mediante carta di credito, via PayPal, o con accredito diretto. Grazie a una Music Guide curata da esperti del settore, offre anche la possibilità di scegliere playlist di brani diversi o di singoli artisti e contiene note utili a far conoscere nuove composizioni musicali. Il servizio propone inoltre suggerimenti, sessioni dal vivo e interviste esclusive con gli artisti.

    “Sul fronte digitale nel 2012 il mercato italiano è cresciuto del 29.5% in più rispetto all’anno precedente”, commenta Thorsten Schliesche, Napster Senior Vice President e General Manager Europe; “È così importante lanciare Napster in un mercato che ha già mostrato un 13% di crescita nel primo quadrimestre 2013: ciò significa che possiamo contribuire a questo così positivo trend attraverso un’offerta molto particolare e innovativa”. Oltre che in Italia, Napster viene lanciato oggi anche in altri 13 paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Francia, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Olanda.

    Il mito di Napster, lo ricordiamo, nacque nel 1999 come piattaforma di condivisione di file musicali, fondata da Shawn Fanning. Dopo la chiusura, qualche anno dopo, dovuta alla battaglia legale scatenata dalle major discografiche, il marchio venne acquisito prima da Roxio e poi da Rhapsody International, servizio di streaming musicale legale già presente negli Usa come Rhapsody e nel Regno Unito e Germania come Napster.

    “Il nostro obiettivo è offrire agli appassionati la possibilità di scoprire la musica in modo flessibile e personale, sia che si tratti delle ultime performance dei grandi artisti internazionali o di nuovi album di artisti locali emergenti”, spiega Jon Irwin, presidente di Rhapsody International; “Per la diffusione di Napster abbiamo puntato su strategie di partnership al fine di consentire l’ascolto agli utenti sui dispositivi preferiti, ovunque abbiano a trovarsi”.

    Fonte: Affari Italiani (04 giugno 2013)

    powah
     
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