Lettera aperta di una mamma su un telefonino e la “buona scuola” che esiste

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    Lettera aperta di una mamma su un telefonino e la “buona scuola” che esiste

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    Raffaele con la sua classe dell’ITI di Soveria Mannelli

    Ci eravamo lasciati a Giugno dello scorso anno, la scuola era da poco terminata e Raffaele si apprestava a fare gli esami di terza media. L’estate è volata via velocemente tra lunghe giornate a mare che lui adora, gelati, passeggiate in bicicletta, serate in pizzeria e cene con amici a casa. Ed altrettanto velocemente siamo di nuovo a Settembre e l’emozione per il nuovo anno scolastico aumenta…

    Ad attendere Raffaele un nuovo percorso all’ITI di Soveria Mannelli, Istituto che lo aveva affascinato sin dalle giornate di orientamento tenute alle medie e che lui ha scelto senza indugio nonostante a volte noi genitori, dubbiosi ed incerti sul suo futuro, abbiamo provato ad indirizzarlo altrove. Ma la sua tenacia o la sua testardaggine, se così vogliamo chiamarla, lo hanno portato in Via Colonnello De Franco; con lui alcuni compagni del teatro, alcuni conosciuti nel viaggio d’Istruzione in Veneto, altri compagni di classe sin dall’ultimo anno dell’infanzia. Tutti attorno a lui eravamo tesi e forse anche un po’ spaventati per il nuovo percorso; solo lui sicuro, felice, fiero e orgoglioso ogni giorno: è tenace, conosce bene se stesso, anche fin troppo, ed è certo delle sue scelte.

    È presto Natale ed alla festa prima delle vacanza canta il suo brano preferito in assemblea (“Come un pittore” dei Modà), in quella occasione dimostra a tutti come rapidamente e senza indugio si è ambientato nella nuova scuola e si è legato ai nuovi compagni; si muove all’interno del plesso come se fosse a casa sua; tutti i ragazzi, anche i maturandi, lo hanno accolto e messo a suo agio all’interno dell’Istituto.

    Ma ahimè, in tutte le belle storie purtroppo prima o poi accade qualcosa che rompe l’equilibrio o destabilizza la normalità. Il 29 Gennaio, durante una Assemblea di Istituto, dalla tasca del giubbino di Raffaele sparisce il suo telefonino e solo dopo qualche ora viene ritrovato nel cortile della scuola. A casa gli ricordo di tenere cura alle sue cose e soprattutto di non perderle perché tanti oggetti che per gli altri sono futili e banali, per Raffaele sono vitali. Lui viaggia in treno per tornare a casa e perdere il telefono o il biglietto di ritorno può essere un grosso problema.

    Dopo solo due settimane purtroppo l’episodio si ripete, ma questa volta chi ha deciso di reiterare il vile gesto ha anche pensato bene di romperlo il telefono, o meglio di disintegrare il display come se Raffaele dovesse essere punito per un gesto o una azione errata.

    Raffaele non crede che sia stato un compagno o un amico di scuola, perché la famiglia, in accordo con un corpo docente presente ed attento alle emozioni del ragazzo, gli comunica che è caduto e si è perso.

    Nei giorni a seguire non poche polemiche, tanta rabbia ed amarezza, tanti pensieri affollano la mente di noi genitori e dei docenti nonché di tanti compagni di Raffaele e delle loro famiglie: tutti si sentono feriti ed oltraggiati. Raffaele non conosce il male e il negativo attorno a lui: è ingenuo, troppo puro, sicuro che il suo mondo è fatto solo di cose belle e di bene.

    I docenti ed i ragazzi dell’Istituto hanno cercato in ogni modo di preservarlo dalla verità e hanno espresso piena solidarietà in ogni modo; purtroppo chi ha compiuto per ben due volte l’azione deplorevole e vile non è stato individuato nonostante l’impegno di tutti. All’interno dell’Istituto e nelle famiglie di ciascuno si è messa in moto la macchina dell’investigatore e della solidarietà che ha trovato il suo culmine nella mattinata del 20 Febbraio, quando alla presenza della classe di Raffaele, dei rappresentanti di tutte le altre classi, del corpo docente è stata data dimostrazione che il nostro ITI è una scuola esempio di legalità: Raffaele ha ricevuto in dono il suo nuovo Samsung; lui ha detto “lo avete ritrovato??” ; e mentre il suo volto si illuminava di gioia, in coro si sollevava l’applauso dei ragazzi e le lacrime di emozione scorrevano sulle guance dei docenti.

    In breve il video ripreso in classe ha fatto il giro del circondario e tutti coloro che in questi giorni, indignati e sviliti, hanno chiesto incessantemente notizie sull’accaduto, si sono lasciati commuovere dall’ingenuità e dalla purezza di Raffy.

    Come già detto nel mio articolo di Giugno la buona scuola esiste, noi continuiamo a trovarla negli occhi di Raffaele e nei messaggi allegati al regalo: Il nostro non vuole essere solo un risarcimento, ma soprattutto un atto teso a dimostrare la nostra più totale solidarietà a Raffaele, alla sua mamma ed al suo papà per il gesto vile subìto nel nostro Istituto, ad opera di un singolo o comunque di pochi, non certo appoggiati dalla stragrande maggioranza, amareggiata e ferita… Ti vogliamo bene, l’ITI di Soveria Mannelli.

    di Angela Celli

    Fonte: Il Reventino (22 febbraio 2019)

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